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Gioia 2

Perché Gesù è non soltanto la nostra pace, ma anche la nostra gioia?

La gioia è il frutto di un pieno benessere interiore. La pace sgorga dalla contemplazione. La gioia dalla esaltazione.

Gesù ci illumina e ci esalta. Non l’esaltazione emotiva. Ma l’esaltazione dell’elevazione e della sublimazione.

Perciò non gioia, che sprizza di tanto in tanto, spremuta da emozioni superficiali, se non addirittura fisiche o psichedeliche. Invece gioia da un’intima percezione e da una chiara convinzione di una grandezza raggiunta e stabilizzata.

La pace deriva da una contemplazione rassicurante. La gioia da un’interiorità conquistata. Come figli di Dio abbiamo e pace (il Padre ci ama) e gioia (noi e Gesù siamo talmente una cosa sola, che non viviamo più noi, ma lui vive in noi).

Il Dio della pace trasforma i nostri sentimenti, inserendoci nell’armonia con Lui e tra di noi. Il Dio della gioia è colui che, amato, abita in noi, divenuto nostro stabile inquilino. E’ colui che spinge ad amare e a giocare, a operare e a soffrire. E’ il Dio del Vangelo, che ci abilita a fare la volontà di Dio in terra, come è fatta nel cielo, perché la gioia spinge ad agire.

La pace nasce dalla contemplazione, la gioia dalla presenza: “mi vedrete ancora, e gioirà il vostro cuore”. “I discepoli gioirono, al vedere il Signore”.

La gioia viene da Gesù: “Dico queste cose nel mondo, mentre vengo presso di te, affinché abbiano gioia completa in loro”. La presenza di Gesù è presenza che provoca gioia.

Si capisce perché noi siamo tristi, e i santi possono vivere nutriti solo dall’Eucaristia.

GCM 24.08.05