21.06.12
Un visitatore canonico, parlando dell’esodo di molti frati dalla vita religiosa, osservava che la causa profonda consisteva nella mancanza di fede.
E se, invece, è mancanza di carità e di amore? L’apostolo (parola di Dio!) m’insegna che anche il diavolo crede, eppure...
E se la mancanza fosse la non-educazione all’amore?
Si comincia in famiglia. Nella vecchia famiglia l’educare i figli all’amore (soprattutto con il comportamento esemplare dei genitori) era nullo. Nelle famiglie moderne, ridotte a due o tre persone, i figli sono parcheggiati perché pesano, ed i genitori non riescono ad accontentare i propri obblighi, o i propri sollazzi.
Poi si entra nei seminari, o, per gli Istituti religiosi, nei collegi.
Istruzioni infinite - corredate da relativi castighi! - su molti argomenti, il più importante dei quali era la scrupolosa osservanza dei regolamenti. Disciplina, igiene (dove c’era), orari, preghiere, e insegnamento in scuole che prevedevano le bocciature. Poi si apprendeva anche la filosofia e la teologia, per illuminare le menti.
Insomma, che cosa si deve fare disciplinatamente e che cosa si deve apprendere. Mente e azione. Mente e braccio. Eppure tra il cervello e le gambe, c’era in mezzo un cuore.
Educare all’amore, sollecitare il gusto della bellezza nel volerci bene. Mai. Nemmeno per sogno: e il pericolo delle amicizie particolari (intese in senso materialistico, anche nei collegi) dominava.
Educare all’amore era bandito, anche perché non tutti gli educatori erano capaci di amare, e si comportavano con i ragazzi come sentinelle o caporali.
Eppure la prima educazione, che costruisce la vita, è l’amore. Poi, quando più tardi i frati intravvedevano una possibilità di amore... scappavano.
GCM 31.03.12