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I lupi invidiosi

Nei gruppi ristretti di persone si nota una opposizione estrema. In essi si sviluppano o un grande amore o una grande invidia. L’invidia produce aggressività e morte. Ricordiamo il mito di Caino.

L’invidia si genera dalla frustrazione di sentirsi da meno di un’altra persona. L’invidia è facilmente presente tra noi, perché incontriamo frequentemente persone che godono delle qualità, che mancano a noi.

E, in particolare, sono invidiate soprattutto le persone non invidiose, che camminano serene e sono contente del posto e del lavoro che compiono.

Se in un gruppo ristretto, al posto dell’invidia si sviluppa la stima per i risultati delle opere degli altri, dalla stima si inizia il percorso che sfocia nell’amore.

Nei gruppi ristretti si sviluppano i due sentimenti opposti: o amore, o invidia (odio camuffato). I gruppi ristretti sono le fabbriche , gli uffici, le scuole, i conventi.

Riguardo ai conventi, mi sovviene quanto circolava all’interno della facoltà, nella quale studiavo, a Roma. Lepidamente un mio collega napoletano ricordava il detto: “Homo homini lupus, mulier mulieri lupior, monachus monacho lupissimus”.

Putroppo persone frustrate, nei conventi, non sono rarissime. Né rarissime, conseguentemente, sono le invidie. Soprattutto le invidie contro chi non invidia, perché è soddisfatto della propria posizione personale e lavorativa.

Eppure sono proprio queste persone, le più bersagliate, che sono invitate dal Padre a procurare la salvezza dei loro “persecutori”, perché solo chi ha il bene può seminare il bene anche in terreno paludoso e mefitico.

Gesù l’ha affermato: “I miti erediteranno la terra”! 

GCM 28.06.10,  pubblicato 20.09.10