Dell’onore

C’è sempre un onore da difendere. L’onore della razza con Hitler, l’onore di pensare marxista con gli intellettuali di quarant’anni fa, l’onore della patria con De Gaulle e con Mussolini, l’onore di pensare laico con gli intellettuali di oggi.

C’è tanto onore in giro, che non si capisce proprio come esistano ancora ladri, assassini, terroristi. Anzi anche i ladri, gli assassini e i terroristi hanno il loro onore, da  manifestare  e da mantenere alto.

“Sono onorato di presentare il Tizio Tal dei Tali, che ci parlerà, con rara competenza, sul sesso delle formiche” dice il presentatore, che ha visto il Tizio Tal dei Tali, qualche minuto prima. Il presentatore, al quale viene un sussulto, forse una crisi di onore, nel presentare...

Sembra che onore e onestà, siano molto vicini, in quanto vocaboli. Nella realtà abbisognano di molti “distinguo”.

Un nostro vecchio, e quasi tramontato, scrittore, parlava del “disonore della Croce”, perché in mezzo a questi onori, e relativi onorevoli, il Tale di cui parlava si trovava fuori posto.

A correggere il disonore della Croce, provvedono i conferimenti di “croci al merito”, cavalierati civili e vaticani, e altre onorificenze timbrate con una croce.

E per chi si associa alla Croce di Gesù, si chiami P. Pio o Giuseppe da Copertino, resta, vita natural durante, solo il gusto del disonore della Croce.

Paolo ai cristiani di Corinto, avviati verso l’onore della spiritualità sublime, raccomandava di ricordarsi di Gesù, impotenza e stoltezza di Dio.

Gesù, che raccomandò di non essere come i potenti del mondo, cercò di spiegare  ai dodici che si contendevano il primo posto, come chi vuol essere il primo diventi l’ultimo e lo schiavo di tutti. L’onore a noi non viene dal cavalierato, ma dal Padre che vede nel nascosto.

GCM 24.09.09