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Grazie per la morte

Laudato si’, mi Signore, per sora morte corporale, de la quale nullo omo vivente po’ scappare.
Ci si chiede: è un escogitato poetico o una convinzione, il lodare Dio per la morte, quando la Genesi afferma che la morte è un castigo?

La morte non è contro la vita: essa è parte della vita umana, un naturale epilogo della corporalità. Il dono della vita include la morte, che, perciò, risulta un dono. Dono moltiplicato, quando si consideri l’altro lato della morte: il suo esito che lancia nelle braccia del Padre.

La totalità della vita è un dono: la gaiezza del bimbo, l’ardire del giovane, la produttività dell’adulto, il declino dell’anziano. Tutto è l’unico dono, che non è statico e fisso, ma si evolve nel tempo.

Se veramente abbiamo appresa l’abitudine di ringraziare e lodare Dio per il dono della vita, è da ringraziarlo per ogni fase di essa, vecchiaia e morte naturalmente incluse.

Ringraziare il Padre per la vecchiaia, per la saggezza che s’acquista e per la memoria che si perde. Anche la perdita della memoria è un grande dono: il presente, il minuto e l’ora che si trascorre è il dono, l’unico dono di cui disponiamo.

Si allarga il dono della contemplazione, quando la mente si perde con dolcezza nelle parole evocative, che continuano a far intravedere l’oltre, dove ci si trova immersi nell’oceano. Tutto diventa soave e morbido: anche le offese e le umiliazioni.

Il dono della vecchiaia, con le luci rosse del tramonto, è preludio della bellezza della morte, del suo cadere nella luce. Grazie, o Padre.

GCM 08.10.07