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Custodi


    Dicono che il superiore (chiamiamolo così) di una comunità ha il compito di custodire la comunità. Custodire la disciplina o i frati?

    La distinzione non è accademica. Nella mia esperienza ho vissuto la doppia custodia. Anche i carcerieri sono custodi.
    Anche S. Giuseppe era il custode di Gesù. Anche un angelo del Signore è custode.

    Il superiore custode della disciplina o delle “sante” costituzioni, è un semplice caporale, che vuole la disciplina, gli orari, i permessi, la “regolare osservanza”. La legge per lui (quanti di questi lui ho visto scorrere per i nostri corridoi!) è al di sopra di ogni altra considerazione, e gli uomini (anche i frati sono uomini) sono fatti, secondo lui, per il sabato (per usare una frase di un certo Figlio dell’Uomo).

    Il superiore custode dei frati è un fratello che ha cura del fratello, e che, pur di aiutare il fratello o i fratelli, si “serve” anche delle leggi.

    Curare i fratelli! Il profeta ricorda che Dio ha cura del suo gregge, e sa comprendere la pecora debole, fascia quella ferita. Ho perfino visto che un superiore, che agiva con bontà, per ciò fu trasferito di comunità. Eppure i frati e la gente gli volevano un gran bene, il convento esplodeva di nuove iniziative. Ma non era sempre ligio alle piccole leggi, perché aveva più a cuore il bene dei fratelli, che non l’onore delle leggi.

    Un nostro comico, il principe della risata, si chiedeva: “Siamo uomini o caporali?”. L’ambiguità voluta della parola “uomini” era propria a servizio dell’uomo e a sberleffo dei caporali.

    Oggi meno, ma una volta c’erano i caporali … sebbene qualche caporalino (non superiore) ancora non manchi.

    10.09.08            GCM