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Vivere la lode

“Che me ne importa, tanto prima o poi si muore”. E’ una frase (quanto sincera e quanto scaramantica?) udita da una persona che dovrebbe stare a dieta per vivere meglio e più a lungo, ma che non smette di fumare e di cibarsi in modo nocivo.

La frase sembra uscire da uno spirito forte, capace di affrontare l’esistenza in lodevole maniera stoica.

Evidentemente è una frase piena di paura, che tenta di rimanere nascosta, per non smettere di farsi del male. E’ la posizione di alcolisti, di drogati e di chissà quanti altri.

Essa è una frase radicalmente atea.

Infatti chi la pronuncia fa i conti soltanto con se stesso. E Dio dove sta?

E se il Padre volesse che io viva un anno di più, per pregare e per parlare di lui?

In questa società, che brama la maledizione, a causa dell’indifferenza e dello staccarsi da Dio (anche abbandonare l’opera di Dio che è la chiesa è uno staccarsi da Dio), aumentare il numero di chi prega, finisce con il salvare il mondo.

Se Dio gradisse il prolungamento della mia vita, per salvare il mondo grazie alla mia povera preghiera e alla mia meschina fede (che solo lo Spirito attiva in me), perché non acconsento alla sua volontà di amore, vivendo più a lungo?

Vivere per essere di Dio, segno della sua bontà, prolungamento dell’opera salvatrice di Gesù, è una missione e un onore che pochi capiscono.

Pur desiderando di essere finalmente con Cristo, Paolo voleva ugualmente fermarsi tra gli uomini, per il loro bene.

La mia vita è sì un dono fatto a me, ma è anche il mio dono presentato a Dio.

GCM 06.08.05