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Per amore

 Dio compie tutto per amore e in vista dell’amore.

Come genera ed esalta l’amore in sé (Trinità), così dona all’uomo la capacità di amare, e nulla Egli compie verso l’uomo, che non persegua una finalità d’amore. Perfino il castigo di Dio, come lo definisce l’ Antico Testamento, è un grido d’amore, affinché i suoi figli “ritornino” da lui.

Riuscire a interpretare sotto la luce d’amore ogni azione di Dio, ci apre alla riconoscenza affettuosa, che può diventare inno e lode.

Per assaporare l’amore di Dio, è necessaria la fede, senza se e senza ma, nella persona di Gesù, ed è necessario il nostro chiederci: “Questo che io sto compiendo è per dare amore, oppure per accontentare la mia vendetta, la mia vanità, l’ambizione o l’ammazzare il tempo?”

Nella nostra vita si stendono due versanti: l’egocentrismo o la dilatazione nell’amore. Noi siamo liberi di essere egoisti oppure liberi nel vivere l’amore.

Se desideriamo avviarci lungo il versante dell’amore, ci troviamo difilato nella zona di Dio, dove siamo esposti al suo amore, visto e goduto. Se non amiamo, non incontriamo apertamente Dio. Quindi non possiamo percepire il suo operare e il suo esistere sotto la luce dell’amore.

Eppure siamo plasmati per l’amore.

Si condanna all’eterna tristezza chi ha fame d’amore, eppure continua a odiare il fratello, la moglie, o il calzolaio. La fame d’amore si sviluppa su due versanti: amare ed essere amati. Se viene meno anche uno solo dei due, diventiamo distruttivi verso di noi e verso gli altri.

Amare: cominciando dal rispettare gli altri.

GCM 17.07.05