Rivendita e adorazione

26.03.12

       Si può recarsi in un negozio: prendiamo quello degli alimentari, perché da lì nessuno scappa se decide di vivere e di far vivere.
 
     Ci si può recare con animo diverso, perfino arrabbiati, perché ci è antipatico il rivenditore, o perché siamo costretti ad andarci.

       Però solitamente ci si va, perché abbiamo bisogno di cibarci, se amiamo la vita e desideriamo volerci bene. Ci rendiamo una preziosa utilità vitale.

       Eppure  esiste un modo più luminoso di recarci dal pizzicagnolo. E’ questo: si va da lui per curare la nostra vita e la nostra salute. E ciò è un bene. Eppure, per chi vive di fede, si apre un’ulteriore gioia: il Padre è felice, quando vede i suoi figli procurarsi quel pane, che è sempre  dono di Dio: “Donaci il pane quotidiano”.

      Allora l’andare dal pizzicagnolo è anche un’azione, che rende contento quel Padre, che vuole la salute e la vita dei figli e che gode per essa.

       Quindi  si può recarsi dagli alimentari, non solo per mantenerci vivi, ma anche per “far sorridere Dio”. Vado per rendere contento me, contenti i miei, e contento il Padre. Chi direbbe che il negozio di alimentari, per un credente, è il luogo dell’adorazione e dell’amore di Dio?.

Ogni negozio può diventare il luogo dell’adorazione, se si acquistano oggetti per la vita. E si comprende quanto può diventare triste quel luogo, se vi ci si reca per accontentare la nostra ambizione, i nostri vizi, le nostre perversioni!  

       Per chi crede, tutto è occasione di lode, e perciò di gioia perenne. Anche lo scrivere una nota in internet per rendere soddisfatti chi scrive, chi legge, e il Padre.

       GCM 29.12.11