I passi del Figlio di Dio

Conosciamo molte persone che sentono il bisogno di tuffarsi nel paese dove visse e camminò Gesù, per assaporare l’effluvio magico di quell’ambiente. Si recano in Palestina e ne ritornano entusiasti e ricchi spiritualmente.

Sappiamo tutti che i pellegrinaggi nella terra di Gesù hanno affascinato intere generazioni, che si sono recate in pellegrinaggio, per ricalcare quella terra che Gesù aveva calcato.

I pellegrinaggi, caratteristici della pietà popolare di ogni tempo e di ogni religione, aiutano a ricomporre nel sentimento molte esperienze sentite, le quali richiamano gli eventi mirabili, accaduti nel luogo, che attira i pellegrini. Il pellegrinaggio possiede una sua teologia, quella teologia che Gesù stesso accettò, quando si recava annualmente al tempio di Gerusalemme.

Ritornare a visitare la terra, sulla quale camminò il Figlio di Dio. Per molti è toccare il cielo con un dito.

Eppure...

Lo stesso Gesù disse a una donna di Samaria che già a quei tempi il pellegrinaggio a Gerusalemme o sul Garizzim non era affatto importante. Dio infatti si adora in spirito autentico, ossia fuori dalle strettoie di un tempio. Per la salvezza non è per nulla necessario il recarsi in nessun luogo. Dio è dovunque: non è più a Gerusalemme, a Roma, a Lourdes, di quanto sia a Canicattì o a Marcesina.

Gesù, Figlio di Dio, camminò su quel suolo?

Perché non accorgerci che quando camminiamo per le vie, molti figli di Dio vi camminano, e noi stessi, figli di Dio, vi camminiamo? Perduto il senso, donato dalla fede, di essere noi stessi figli di Dio, cerchiamo Dio chissà dove.

GCM 24.02.11,pubblicato 30.05.11