Elevare la depressione

Fino a che siamo vivi sulla terra, il Padre ci dona una grande occasione: pregare. Anche i momenti di buio sono preghiera. Anche se il cervello non  connette più e non sappiamo più chi siamo e dove ci troviamo, il semplice nostro vivere è preghiera di lode: gloria di Dio è l’uomo che vive.

Pregare unendoci a Gesù, che già su questa terra era l’amato,  che costituiva la soddisfazione del Padre. Pregare, immergendoci tranquillamente nelle parole pronunciate e in quelle non pronunciate dalle labbra, e che bollono nel cuore.

Nessuna vita è inutile, nessun minuto della vita è vano. Perché noi siamo del Signore, gregge del suo pascolo, che cammina, perfino quando non  s’accorge, nella direzione voluta dal Padre: verso il suo Figlio. Nessuno raggiunge il Figlio, se il Padre non lo calamita verso il Figlio.

E’ vero che, come dice l’Apostolo, fino a che siamo sulla terra, noi siamo vagolanti dal Signore. Ma è pur vero che con noi ha vagolato Gesù, che pure è intimamente congiunto con il Padre.

Siamo di Gesù: perciò sempre validi, anche quando momenti di depressione o di sconforto ci assediano.

Perfino la nostra depressione può essere unita a Gesù, che dice “Perché mi hai abbandonato?”. Nulla di noi sfugge a Gesù, perciò ogni istante della nostra vita assume valore.

S. Giuseppe da Copertino riusciva ad elevare verso Gesù anche le negatività: soffriva nel camminare; e allora pensava al cammino faticoso di Gesù verso il Calvario. Gli doleva una spalla: e il pensiero gli volava verso Gesù, che portava la croce.

Effetti: immersione in Gesù, e alleviamento del dolore, deviando da esso il pensiero.

GCM 28.01.10  -