Buon giorno

Gesù insegna il bon ton. “Quando entrate in una casa, prima di tutto dite: -Pace a questa casa-”. In altre parole, prima di tutto si deve rivolgere il saluto. Al tempo di Gesù, il saluto consueto era “Pace”, “Shalom”. I muslim ancora oggi si salutano con il Salam. Pace: ora “Salammalek” (da cui i salamelecchi).

Shalom era il “buon giorno” di allora; e il nostro “buon giorno” è la pace di oggi.

Gesù dà importanza al saluto. Esso non è una convenzione, per Gesù. E’ un atto che realizza una “benedizione”. Il saluto riversa sulla persona salutata, la benevolenza di chi saluta.

Gesù dice che la pace arriva su colui cui è indirizzata. Il fatto che il saluto possa essere rifiutato, non toglie valore alla benevolenza, ma la rende benvolenza riversata su chi saluta, e ne aumenta la grazia.

Gesù ci aiuta a comprendere il valore del nostro semplice “Buon giorno!”. Esso crea un’energia che passa all’altro. Energia, che in un cristiano acquista valore di eternità.

Il mio “buongiono” è azione di chi possiede lo Spirito Santo. Lo Spirito non si presta a me solo a tratti: “Faremo dimora presso di lui!”. Tutte le mie azioni (e i miei sentimenti) sono permeati dallo Spirito di Dio. Il mio salutare non è una mera cortesia, ma è un donare lo Spirito agli altri.

La bellezza, insita nella cortesia del salutare!

C’è chi mi risponde con un mugugno (il che non è raro perfino nelle famiglie e nelle comunità). Allora il mio saluto aumenta la mia grazia, anche di quella quota che era destinata all’altro.

GCM 05.07.10,  pubbl. 17.09.10