Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Una perfetta sconosciuta, che ci è stata fatta conoscere dall’evangelista Luca.
Ella conobbe Gesù, salvezza di Gerusalemme, per istinto. Il Vangelo nota che il suo istinto era influenzato dallo Spirito Santo. Dono di Dio.
L’istinto a riconoscere Gesù: è la gioia cui conduce, verso la quale ci trasporta la fede.
L’evangelista però è attento a indicare non solo la presenza attiva dello Spirito, ma anche la collaborazione della donna. Ella serviva Dio, recandosi sempre nel tempio, e conducendo una vita di digiuno e di preghiera.
Quindi tre condizioni: tempio, digiuno e preghiera. E lo Spirito influisce.
Tempio: non la materialità di una visita o di una permanenza, ma la ricerca di Dio nelle opere che lo rappresentano. “Dio abita nella santa dimora”: il tempio era il simbolo comune della presenza di Dio in Israele.
Digiuno: lemma per indicare una vita ascetica, che includeva il vivere in dimensioni umili, senza sfarzi inutili, e seguendo il digiuno, cioè la moderazione: nel sesso, nella gola con tutte le intemperanze connesse, nell’ambizione, quella che la prima lettera di Giovanni definisce come superbia di vita.
Preghiera: rivolgere il cuore a Dio, per riempirci della sua presenza, riconoscere la sua grandezza, che a noi peccatori si manifesta con la misericordia.
Digiuno (il limite della piccola creatura); preghiera (il riconoscere l’immensità di Dio).
Il piccolo e l’immenso: le due estremità che si attirano vicendevolmente.
GCM 30.12.08