L’autostima reale, quella che si riferisce al piccolo e sublime cosmo della nostra vita personale, conduce un effetto primario: la serenità.
Dentro la serenità cresce spontaneo l’amore per le cose sublimi, e concrete, che scopriamo in noi.
Se ci arrestiamo anche un solo istante a guardarci realmente, troviamo un’infinità di cose, di cui essere davvero fieri.
Io sto scrivendo. Una meraviglia incalcolabile vedere come le mie dita traducono, spontaneamente, il mio pensiero, i miei sentimenti, la mia vita. Io non m’accorgo del percorso del mio pensare tramite il cervello, del comandare del cervello ai miei muscoli e ai miei tendini. Perché e come le dita stringono la penna e dirigono il tracciato che segna le parole sul foglio.
Tutto è mirabile, e raramente me ne accorgo. Eppure sono dotato di un “meccanismo” perfetto e “tutto mio”!
Di questo posso stimarmi. E’ un dono, ma è mio, ma sono io!
E se m’accorgo davvero della mia capacità di pensare, di amare, di operare, tutto questo è mio. E se guardo le mete raggiunte nella vita professionale, nelle attività artistiche, nella conoscenza dell’uomo e di Dio, tutto ciò è mio.
E se so davvero di essere figlio di Dio, figlio pieno di difetti, eppure figlio di Dio, allora la mia autostima si potenzia e diventa ringraziamento.
La sincera autostima genera serenità. Nella serenità... mi voglio davvero bene. E sono disposto ad amare il prossimo come me stesso.
GCM 15.01.09