Preghiera

   La preghiera. Solamente lo Spirito Santo, che nella Chiesa prega con accenti indecifrabili per noi, sa veramente pregare. Gesù sapeva (e sa) pregare. Gesù prega, perché la preghiera è unione al Padre.

   La preghiera, evidentemente, non si esaurisce nelle formule. Proprio quando mancano le formule, la preghiera si fa silenzio e comunione.

   Quando, durante il Concilio Vaticano II, Cipriano Vagaggini avanzò una proposta, che ai Vescovi sembrò strana, egli espresse una esigenza della preghiera. Diceva: il clero è obbligato a recitare la preghiera liturgica, che dura tot minuti (allora si stava accorciando i tempi della preghiera ufficiale per alleggerire il lavoro del clero); se, quando prega, il sacerdote si imbatte in una frase nella quale egli sente di fermarsi in contemplazione, allora il tempo della contemplazione rientri nel computo dei minuti a scapito delle formule prescritte.

   La proposta fu bocciata, e ancor oggi quando una frase penetra e ferisce soavemente il cuore, bisogna non ascoltare il cuore dove agisce lo Spirito, ma procedere con le formule. E le formule devono essere spicce. Io sono stato ripreso, perché procedo lentamente nel celebrare la Messa.

   Eppure se la preghiera non fluisce nella contemplazione, rimane arida.

   Che cosa avrebbero detto a S. Lorenzo da Brindisi che impiegava due ore nel celebrare la Messa? E che cosa non hanno detto al P. Pio, per il suo lento inciamparsi nel celebrare la Messa?

   Quando la preghiera sfocia nella dolcezza, nel sapore, della contemplazione, riempie il cuore, e prepara la persona all’azione dello Spirito Santo.

   Beato chi, nel pregare, non è incalzato né dalla propria fretta, né da quella degli altri!

   GCM 01.09.07