La notte dello spirito. I percorsi dei mistici, soprattutto quelli che seguono la spiritualità carmelitana, annoverano tra le prove anche la notte dello spirito.
Si tratta di un precipitare nel buio e nel disorientamento più nero possibile.
E’ il passaggio, anche brusco, da un vissuto di fede e di abbandono a Dio in una situazione, nella quale “Dio scompare”.
La tentazione della disperazione ci prende e ne provi un male addirittura fisico.
Il ricorrere a Dio, unico bene e unica speranza, non allevia la pena. Quel Dio, di cui c’è estremo bisogno, è scomparso, proprio come non esistesse. Anzi si insinua la fantasia e il dubbio che davvero Dio non esista.
E’ una prova da brividi, da scombussolamento. Un’amarezza profonda invade la persona.
La speranza residua viene dalla constatazione che è una prova, non una perdita.
Le tentazioni di Gesù si ripercuotono nel credente: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Allora la mente combatte per affermare la presenza di Dio e la sua misericordia; ma il cuore non prova che afflizione.
Ma Dio Padre è sempre presente, e non permette prove insopportabili. Se adiamo da Gesù, anche il peso della notte oscura diventa leggero, e addossandoci il giogo del falegname Gesù, sentiremo ogni pena sopportabile.
La confidenza in Dio è medicina sicura per ogni malattia dello spirito, e non raramente per quelle del corpo, che non possono essere disgiunte dalle malattie dello spirito.
Se cammino in una valle oscura, tu sei con me.
GCM 18.08.08