Esprimere la nostra verità

Quando esprimiamo una nostra convinzione, attorno a noi avvertiamo alcune reazioni. Le più note sono tre: disinteresse, obiezioni, sviluppo.

Se troviamo disinteresse, è inutile e irragionevole continuare. Segno di Dio, che quella verità, espressa più o meno efficacemente, è una verità, donata a noi da Dio a esclusivo beneficio nostro. La verità è tale, non per il consenso degli uomini, ma per la fonte, ossia per lo spirito Santo.

Se troviamo obiezione, è inutile ribattere, tranne si tratti di una verità rivelata o di fede. In questo caso la si ripete e poi è opportuno tacere in quella situazione e rivolgerci ad altri. Paolo insegna: se non l’hanno accettata, non ne erano degni, quindi mi rivolgo ai pagani, dopo esser stato respinto dagli Israeliti.

Se troviamo consenso, allora la nostra verità si sviluppa e si arricchisce di nuovi apporti per noi e per gli altri. Qui il consenso è tramite di carità, che è forgiata dallo Spirito Santo.

Il consenso nello Spirito, crea una partecipazione, che, se è sincera, conduce fino alla partecipazione mistica collettiva.

La partecipazione mistica, parte dal consenso intellettivo, si sviluppa nella percezione estetica del vero (bonum et verum convertuntur), fino al silenzio sorridente e saporoso, che si trasforma in preghiera unitiva a Dio.

Per arrivare alla partecipazione mistica, è basilare essere arrivati assieme allo stesso desiderio di Dio, superando i dubbi, le paure del divino, le riserve dell’egoismo incatenato alle proprie idee, al superamento dei confini dell’io.

GCM 11.08.08