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Stoltezza

Aiutami, o Padre, non solo a essere saggio, ma anche ad agire saggiamente.

Vedo ciò che è bene e l’approvo, ma poi seguo il peggio: è un detto della saggezza antica.

Perché la discrasia tra ciò che vedo e approvo, e l’atteggiamento operativo e il comportamento?

  1. Debolezza di volontà, si dice. Ma la volontà è sostenuta dalla convinzione e dall’ammirazione. Ossia, il bene visto e non attuato, non è ancora penetrato nel nostro “sentire” quotidiano.
  2. Forza dell’abitudine. Spesso ci troviamo a compiere delle sciocchezze, quasi senza avvedercene, perché in quella situazione ci scappa un vecchio modo di reagire.
  3. Il piacere del momento. Sappiamo che frequentemente il piacere è agli antipodi della felicità. Il piacere del momento (gola, lettura, sesso, droga...) genera poi l’amarezza. Però in quello specifico momento l’urgenza del piacere prevale.
  4. La troppa fiducia in noi. Siamo così sicuri di riuscire a comportarci secondo saggezza, che non prendiamo le umili decisioni degli inizi.
  5. L’assenza delle fiducia nell’aiuto di Dio. L’assenza di preghiera, è assenza di riflessione, di dialogo, di promessa a chi ci ama, di porre maggiore attenzione nell’operare.

E altro...

Comunque vada e di qualsiasi cosa si tratti, alla fine dobbiamo concludere di essere stupidi, ma stupidi assai. Diventiamo ancora più insensati quando, per sfuggire l’incoerenza tra il pensare saggio e l’agire stolto, rendiamo coerente un agire stolto, con un pensare stolto.

GCM 25.07.05