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Sapere con fede

Nella nostra vita, prima che il razionalismo ci sottomettesse, noi avevamo molte certezze. Le certezze del bambino che sapeva, anche senza capire.

Certi genitori s’offendono e si irritano contro i loro bambini: “Gli ho spiegato mille volte, e ancora non agisce come voglio io!”. Sono genitori ormai intrisi di razionalismo, di cui è pregna la scuola e imbibita la società. Il bambino non ha necessità di spiegazioni, ma di certezze. E le certezze non nascono dalle parole dei genitori, ma dall’atmosfera creata dai genitori, con il loro amore e con il loro agire.

Or bene, anche con Dio avviene lo stesso fenomeno...psichico. Anche nel grembo di Dio, nel quale siamo immersi, avviene spesso che noi sappiamo, ma non capiamo. Forse a questo ci invitava Gesù, quando indicava la strada di ritornare ad essere bambini.

Per questo mandò suo Figlio, che ci immise nell’amore del Padre, nell’atmosfera di sicurezza. Gesù abbracciava i bambini, e abbracciandoli li collocava nel seno sicuro del Padre, con il quale i bambini sono in contatto immediato (i loro messaggi raggiungono la presenza del Padre).

Il metodo positivo ha minacciato la fede, poiché pretese di essere l’unico metodo di conoscenza. Protervamente criminalizzò gli altri metodi. Famiglia e scuola non di rado si associano al crimine positivistico.

Il poeta spesso sa, senza ragionare.

Il fedele, ancor più del poeta, sa e conosce, anche quando (o proprio perché) ammette di non capire attraverso dimostrazioni razionali.

Credo per capire. A ciò si oppone “capisco per credere” di S.Anselmo. Il capire deve seguire la fede, quando si tratta di Dio, altrimenti cade nel non capire.

GCM 02.07.05