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La fede dell'ateo

Gli atei nutrono una grande fede nel proprio ateismo, e gli scettici nel proprio scetticismo.

Non solamente nutrono, ma anche alimentano, ripetendo a se stessi e agli altri i motivi del proprio ateismo.

Durante una conferenza, un militante comunista vecchio stampo, disse che si recava ogni anno a Mosca alla scuola dell’ateismo scientifico, e ogni anno i docenti dicevano che erano lì lì per dimostrare scientificamente l’inesistenza di Dio. Cessò quella scuola senza produrre le prove scientifiche della non esistenza di Dio.

Gli atei devono avere una grande fede nel proprio ateismo. Purtroppo è una fede sprecata, riposta male. Perché la fede vera, quella che prende le entragne più profonde dell’uomo e le purifica e le esalta nella felicità, si indirizza e si posa soltanto in Dio.

Quanto più onesti sarebbero gli scettici religiosi e ateisti, se candidamente confessassero che l’ammettere apertamente la presenza di Dio contraddirebbe ai loro comodi più o meno puliti!

Dentro di noi Dio ha inoculato “da sempre”, ossia dall’eternità, la necessità di credere. In noi basilarmente si trova tutto ciò che serve alla nostra felicità.

Troppo si è cercato nella cultura e nelle culture, ciò che il Padre ha già messo nel nostro cuore e che Gesù ci aiuta a scoprire, a svelare. Sì, perché la rivelazione non riguarda solamente il mistero di Dio, ma anche il mistero dell’uomo.

Il ritornare bambini, abbandonando i nobili sforzi delle cultura oppure la banalità degli usi, è il richiamo di Gesù a scavare dentro di noi per liberare lo zampillo dell’acqua che sale alla vita eterna.

GCM 16.08.05