Farisei

Guai a voi scribi e farisei!

E’ rampogna e, per noi, è avvertimento.

La presenza di Gesù fomenta la gioia. Una gioia pura, completa, senza sconti. Ma è una gioia per l’interno. Non è per l’esterno, per far luccicare piatti e bicchieri pieni di sporcizia.

Siamo abituati a esaltare come gioie, anelli, orecchini, collane, che stanno alla superficie del corpo, e che l’ambizione ostenta, come i profumi e la pelle liscia. E dentro che cosa c’è?

L’avvertimento ci richiama a dentro di noi, dove rancore invidia vendetta bruttano la nostra vita di persone oneste e di cittadini onorabili. E’ un richiamo all’essenza: ad ammettere le nostre piccinerie, i nostri sgorbi interiori, e a purgarli. Così il nostro occhio diventerà lucente, come dopo una purga, e tutto il corpo sarà nella luce.

Guai a noi scribi e farisei, che paghiamo le tasse e siamo giusti nel compensare la prostituta che abbiamo sfruttata, e intanto assolviamo noi stessi e ci esaltiamo. Quanti compromessi con noi stessi, solo perché osserviamo le regole, stilate da noi stessi o da altri come noi, sebbene onorevoli, e non pratichiamo ciò che la nostra natura autenticamente esige e Dio esplicita.

Il disagio della nostra civiltà non è causato dal contrasto tra le leggi e i nostri desideri, ma tra i nostri desideri armonizzati con la civiltà delle leggi, e le indicazioni di Dio.

La mancanza di gioia colpisce qualsiasi cittadino perfetto, se non è in armonia con Dio. Un’armonia personale, che sgorga non solo dal confronto, ma dall’abbraccio, e permea di tripudio tutta la persona.

GCM 24.08.05