N21 Per noi

Nelle preghiere e nelle letture del tempo di Natale ritornano frequenti il concetto e la connessa ammirazione per la realtà che Gesù è nato per noi.

A noi è stato donato un Figlio. Gesù è nel mondo, voluto dal Padre proprio per noi, per me. Così per me, che con me condivide la mia stessa carne. Per noi  nasce il bambino. Sembra quasi una rapina ai danni della madre, se nel “noi” non ci fosse pure ella, e in modo particolare.

Per noi, a salvarci dal peccato, ma prima ancora a completare il nostro essere uomini integrali. Noi, creati per Dio, senza Dio perdiamo noi stessi, amputiamo la parte più nobile e più certa del nostro essere uomini e donne. Anche senza l’introduzione del peccato nel mondo (dal quale pure dobbiamo essere lavati), Cristo sarebbe nato per completare, nella carne umana, la dimensione più profonda e necessaria dell’umanità.

Gesù è nato per noi. Doveva essere presente in ciò che era suo, anche con la sua dimensione divina. Nasce per noi, perché nasce per sé, per completare se stesso nella sua stessa opera. In essa è presente. L’arcano dell’Eucarestia è il segno più forte del suo essere presente per noi.

Gesù nato per noi, commesse sempre le persone semplici e sensibili. Ricordiamo le ore di estasi di Giuseppe da Copertino nel giorno di Natale. Il bambino nelle braccia di Simeone, in quelle di Antonio di Padova, non è un lusso, ma una costatazione. Gesù è per l’uomo che sa amare, che tocca l’esperienza della “conoscenza” di Dio.

Un Dio fragile e tenero, tale da sentire il bisogno di essere cullato. Piccolo per cassare ogni timore, e per commuoverci. Per noi: per la nostra completezza, la nostra salvezza, e per la nostra tenerezza, quando squarciamo le squame dell’egoismo.

29.12.12