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N19 Il nuovo dono

Il giorno di Natale, la festa più cara a S. Francesco e a noi francescani nell’abito e nel cuore, si proclama l’inizio del Vangelo di Giovanni, quel Vangelo che ci fa perdere nello stupore e nell’ebbrezza dell’infinito.

Una delle frasi di questo brano, spesso l’ho sentita tradurre “grazia su grazia”, quasi per indicare l’abbondanza del dono, forse ricordando quel “donare la vita e in modo più abbondante”. Però la semplice lettura del testo greco, e anche del testo latino, e l’attenzione al posto che la frase occupa, ci sospingono a impiegare una lettura diversa.

Il greco nota alla grazia contro una grazia (charis antì chariti), e il latino indica la grazia al posto della grazia (gratiam pro gratia). Ossia due grazie che si contrappongono, perché l’ultima grazia sostituisce la precedente. Non è vittoria né sopraffazione, ma occupazione del posto.

Anche la prima è un dono (grazia), ma la seconda la supera.

La spiegazione di questa contrapposizione tra i due doni, ci viene offerta dal versetto seguente del testo. Mosè ebbe il dono della legge (prima grazia). Però la grazia e verità divina nuova (l’endiadi grazia e verità indica il dono autentico di Dio) viene con Gesù. Gesù sostituisce Mosè, iniziando un nuovo periodo di grazia, quello nel quale per magnificenza del Padre noi ci troviamo.

Anche Paolo insiste nel porre in evidenza il ruolo, pur necessario della legge, come inferiore e superato dalla grazia di Cristo.

Il Vangelo, ossia la bellezza divina di Gesù, porta aria spirituale nuova, quell’aria che tutti noi respiriamo nel periodo natalizio, quando la nostra fede e il nostro amore si rinfrescano al rivivere la nascita di Gesù.

28.12.12