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N16 Gioia a Natale

Gioia e comunicazione. La comunicazione come gioia.

Giovanni scrive una lettera, che fa parte della rivelazione cristiana, capace di condurre lo Spirito di Dio in chi legge.
Tale lettera esprime la gioia (natalizia!) di comunicare l’esperienza di Gesù, quel Verbo-Dio che lo scrittore ha visto, sperimentato, toccato con le proprie mani.

Lo scopo della comunicazione di tale unica esperienza sulla terra, è quello di causare una gioia piena.

Questa gioia esulta nella comunicazione. Testualmente la lettera scrive: “Affinché la nostra gioia sia piena”. Nostra gioia, non mia gioia né vostra, ma nostra. La gioia è piena in chi comunica la propria esperienza di fede e di contemplazione, ed è piena in chi accoglie tale comunicazione. Nell’incontro, l’esperienza di Gesù si completa non solo in chi legge o ascolta, ma anche finalmente in chi trasmette. E poi, per essere completata in chi riceve, costui a sua volta deve comunicarla. La gioia cristiana si attua nella catena di trasmissione: non per nulla tale annuncio comunicativo è detto Vangelo (bella-comunicazione, bell’annuncio).

Troppi cristiani si arrestano all’ascolto, anche attento e devoto. Così però si condannano alla non gioia completa, gioia piena o perfetta, come dice il testo di Giovanni.

Dove si condivide l’esperienza di Gesù creduto e contemplato (beata lectio divina!), ivi non solo si realizza la sua presenza, ma si prova anche la felicità che promana dallo Spirito Santo, che è la comunicazione e la comunione della Parola divina, del Verbo. Il Verbo divenne carne  ed abitò tra noi, e abita tra noi per la nostra felicità.      

27.12.12