N11 Contatto di Natale

Sul Natale si sono agglomerate molte tradizioni: la cena, il raduno familiare, le sciate in montagna, i regali ai bambini e le bizze dei bambini, commercio e poi commercio, fino a quella parodia che è babbo natale.

Tutta questa congerie ha ormai soffocato il Natale, mantenendone soltanto il nome, quasi  come una beffa. Infatti Gesù, iniziatore divino del Natale è scomparso.

Eppure c’è ancora qualcuno che rivendica al Natale il suo valore. La messa di Natale, che dona sapore divino alla festa, alla famiglia, e forse anche al commercio.

Gesù, che, divenuto uomo, insegna la vera gioia,  che si trova in una vita indirizzata a lui. Per vedere Gesù, affinché la gioia del Natale sia piena e autentica, è necessario contemplarlo. Non solo ricordarlo e parlarne, ma accostarci a lui nella contemplazione, silenziosa o cantata che sia.

Fermarci contemplando, o fermarci cantando, ma fermarci, lasciando prenderci da Gesù e non dalle luminarie commerciali, dai balocchi o dalle scorpacciate.

Presi da Gesù, attraversati dal suo mistero di umiliazione e di grandezza. Sentire Gesù nel suo progetto e nel suo desiderio di essere uomo per gli uomini e non solo tra gli uomini. Accarezzare la sua umanità, per sentirne l’affetto che trascorre sotto la sua pelle. Vivere la sua umanità, piangente o felice, come nostra umanità.

Giornate e festa di carne d’uomo presente alla nostra carne, perché attraverso la sua carne e il suo corpo, noi possiamo finalmente gustare quella salvezza che viene solo da Dio.

11.12.12