Gesù scappa e …… insegna a scappare.
Da piccolo scappano con lui i suoi genitori che si rifugiano dalle parti dell’Egitto.
Quando Erode imprigiona Giovanni Battista, Gesù dalla Giudea scappa in Galilea.
Quando i compaesani decidono, amorevolmente, di buttarlo nel burrone, se la svigna attraversando il gruppo.
Quando vollero farlo capo politico (re), Gesù si sottrae.
I samaritani gli impediscono di attraversare il loro territorio, Gesù se ne va.
Vuol nascondersi in Fenicia, e una donna lo importuna per spillargli una guarigione.
Insomma una vita da Gesù, è una vita movimentata e pericolosa.
Scappa, perché non vuole grane.
E insegna anche ai suoi a “scappare”. “Non vi accolgono in un paese, andate in un altro”.
Eppure alla fine della vita, Gesù cambia registro. Lazzaro è morto. Gesù vuole recarsi in famiglia di Lazzaro. E i discepoli (non troppo coraggiosi per conto loro) gli fanno osservare: “ti cercano a morte, e tu vai in bocca all’orso!”.
Non per nulla, quando Gesù decide di recarsi a Gerusalemme per l’ultima volta, l’evangelista Luca nota chiaramente la decisione: “Indurì la sua faccia per andare a Gerusalemme” (Lc. 9.51). Indurire la faccia, è un modo di esprimere una decisione irrinunciabile. Qui si tratta di fare la volontà del Padre.
Quale sforzo su se stesso, e contro le dissuasioni dei suoi, Gesù dovette compiere per recarsi a Gerusalemme, perché – diceva - il profeta deve morire a Gerusalemme.
Gesù aveva un cuor di leone, per dirla con Don Abbondio? – No: Gesù non assomigliava né ad Achille, né a Ettore. Era un uomo come noi, che, come noi, si permetteva di aver paura, e si trovava perciò bene con la gente semplice. Ma …. se il Padre ….. questo ci consola. Enormemente!
GCM 07.01.12