Divenne uomo18.07.12 Venne tra le sue cose. Le cose erano già sue, quando egli venne, o sarebbero diventate sue, grazie alla sua venuta? Una cosa resta sicura: egli si trova tra i suoi, poiché “il logos divenne (egèneto) uomo”.Non è propriamente un “venire”, ma un “diventare”. Il divenire, noi lo vediamo un venire, perché siamo collocati nello spazio finito, misurabile. Quello che è chiaro, sia per il venire che per il divenire, è che sta tra i suoi: si incarna, presso di noi, non come uno straniero in cerca di ospitalità, ma come un familiare, che va accolto in casa sua. Uomini e donne siamo i suoi. E’ la parabola del figlio, spedito dal padre a riscuotere il tributo per la sua terra. Venne tra i suoi, non per rendere i suoi diversi da ciò che sono. Ma per renderli definitivamente consci e felici di essere ciò che sono, ed evidentemente perché si liberino dalla sporcizia infiltratasi in loro con l’accoglienza di germi spuri contaminanti: il peccato. Quindi, se suoi, non siamo cambiati in più degni, ma per rioccupare il posto perduto. Adamo ed Eva perdono l’Eden, che era stato affidato a loro. Estraneo è il serpente, che si insinua (e continua ad insinuarsi) dentro la loro felicità, per distruggerla. Se siamo suoi, e in noi assorbiamo il mondo, tutta la realtà è già sua, è già la manifestazione della sua presenza. Se manifestazione della sua presenza, essa riveste la funzione sacramentale, poiché è “segno” di ciò che è “suo”. Il mondo, perciò, respira Dio e traspira la sua presenza. Il Verbo, divenendo carne, è rivelazione del mondo, nello stesso contesto di esser rivelazione di Dio. Il mondo e noi, siamo sublime sacramento. GCM 12.03.12
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