Bontà15.06.12 La severità dei nostri educatori ci ha allontanato da Dio. La severità ci chiude in difesa, ci rattrappisce. La bontà ci dilata, ci espande. La bontà ci espande perché è partecipazione a Dio. Egli infinito, si espande nel creare e nel crearci. La bontà è anello tra noi e Dio. La bontà felice e sorridente, che nasce ed è alimentata dal credere e dall’accorgerci di vivere e muoverci in Dio, mentre lui vive e opera in noi. Siamo immersi e imbevuti dalla bontà e dalla soavità di Dio, nel quale siamo e ci muoviamo, come afferma la stessa parola di Dio, espressa anche in Paolo . Se siamo sicuri di essere trattati con bontà, non possiamo sottrarci a questa bontà, nutrendo cattiveria. Se siamo convinti della bontà, anche le riprensioni che siamo necessitati a rivolgere agli altri, sono compiute con bontà. Perché Gesù, il buono, si scaglia contro la menzogna e contro la dissacrazione del tempio di Gerusalemme? Quale nesso tra la sua bontà e le sue decisioni? Si può agevolmente affermare: agisce per ricondurre gli altri alla bontà primitiva. Tuttavia il modo di agire non è bene e dolce. E allora? In Gesù e in noi, è necessario scoprire la radice di bontà che fa agire. In noi la cattiveria genera modi cattivi: In lui la bontà si serve di modi forti. La sua vera bontà si sposa al compiere la volontà del Padre. Infatti, quando lui maltratta i mercanti del tempo dice: “Avete trasformato la casa di mio Padre, in un covo di ladri”. GCM 13.01.12
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