HOME

Home > Gesù UOMO > Articoli 2010 > Risorti, perché figli

Risorti, perché figli

In un discorso di Paolo ai Giudei, egli nota come l’uccisione di Gesù, segnò il compimento delle profezie.

Per gli ebrei, capi sacerdoti e scribi, uccidere Gesù significava porre fine a un’eresia blasfema, pronunciata da un profetucolo di quella regione ignorante che era la Galilea. Porre fine per i Giudei, dar compimento per Paolo.

E’ proprio vero che gli uomini propongono, ma Dio dispone. E chi si pone dalla parte di Dio e guarda con gli occhi illuminati da Dio, sa leggere dalla parte giusta nel ricamo della storia.

Compimento di profezie, ma rilancio del mondo. Un autore tedesco, K. Berger, paragona Gesù Risorto, all’inizio della creazione. Il rilancio è una nuova definitiva creazione, che si attua nel Risorto.

Nello stesso discorso pronunciato da Paolo, si afferma che Gesù è Risorto, perché è Figlio di Dio. L’esser figlio di Dio, comporta naturalmente la risurrezione. Gesù, in quanto Figlio del Padre, doveva risorgere.

Qui si basa e si solidifica la nostra speranza. Se figli, noi tutti, siamo destinati alla risurrezione. Il nostro destino di figli è risorgere.

Perché? Perché Gesù è “via”. Immessi in  lui, siamo da lui condotti e coinvolti nella sua stessa avventura. Dobbiamo risorgere, perché è destino del Figlio, e in lui dei figli, quello di risorgere.

Il nostro risorgere non è segnato dalla morte, ma dall’essere figli di Dio.

Non per nulla Gesù ci anima: “Non abbiate timore”. Il nostro destino è segnato, perché nella casa del Padre sono pronte un’infinità di stanze. Sono pronte e attendono di esser abitate da noi, che, credendo in Gesù-Via, abbiamo acquistato il diritto di entrarvi e goderle.

GCM 30.04.10,  pubbl. 11.09.10