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Natale di uomini e di donne

So che le parole che io mi prefiggessi di pronunciare sul Natale, sono insufficienti e banali. Insufficienti sotto due aspetti: da un lato non riescono a dir nulla di plausibile su Dio. Dall'altro non riescono a cogliere che cosa stia succedendo nell'uomo, soprattutto se sofferente.

Allora è opportuno ricorrere ai fatti, a quello che il Natale fa sentire dentro di noi. Nostalgia, gioia, irrequietezza, rabbia, preghiera, voglia di innocenza e di bontà, ribellione contro la malattia e la povertà, sfogo di passioni.

Forse proprio questi fatti e questi sentimenti ci introducono concretamente nel Natale. Sentimenti umani, umanità viva, di tutti i giorni. In questa umanità viva (godimento o lacerazione?) si è inserito Dio. Anche Lui ha voluto provare come si sta a essere come noi. Allora noi, nel sentirci semplicemente e nudamente uomini, ci incontriamo con Gesù, il Dio che ha voluto sperimentare nella propria pelle che cosa significhi farsi uomo, essere rinchiuso nella breve circonferenza di una povera pelle umana.

Però proprio questo nostro accorgerci di essere cinti della stessa pelle, in cui si rinchiuse Dio e tutt'ora rimane rinchiuso, ci aiuta a intravvedere un'enorme possibilità: vivere con Dio, assaporare con Gesù la vicenda della vita, e aggrapparci a Lui (che è morto e risorto!) quando la nostra vita decade nella malattia, rinasce nella salute, precipita nella morte, rifiorisce per sempre nella risurrezione.

Natale: mistero. Festa divina, poiché situazione umana.

GCM 24.12.10