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Testamento biologico

Si parla tanto di testamento biologico in vista della morte. Come se la morte fosse più importante e urgente della vita.

Nella Scrittura troviamo tanti testamenti “biologici”, di come cioè chiudere la vita fisica.

Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la salvezza, da te preparata davanti a tutti i popoli. Così vedeva la propria morte, Simeone, dopo il contatto con Gesù.

Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha potere sul giorno della morte. Così ci fa sapere Dio, attraverso il Qoelet.

Il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio. Così parla Gesù, come troviamo scritto nel Vangelo di Giovanni.

Visuali diverse, secondo la prospettiva spirituale di ciascuno.

Gesù sa di avere il potere di offrire la propria vita. Non dispone lui, di essa, ma esegue un comando ricevuto dal Padre. Il comando: la tua morte non è solo la tua morte, ma essa va al di là di te. E’ in dinamica con la “salvezza del gregge”. Io salvo il gregge, esponendomi liberamente sia alla vita sia alla morte, se ciò è a beneficio di “coloro che tu mi hai affidato”.

Questa prospettiva è lontana abissalmente dal “la vita è mia, e ne dispongo come mi pare”. Essa è invece  “la mia vita è tua, e io sono disposto a vivere, a morire, a rivivere, come a te, Padre, piace”.

GCM 05.03.09