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Domenica delle Palme


La Domenica delle Palme ci ricorda gli estremi: un’esaltazione e una depressione, Gesù esaltato e Gesù ucciso.

Esaltato dalla gente, che lo festeggia fino a dichiararlo re. Rifiutato dalla gente, che urla “crocifiggilo!”.

Gesù subisce il destino, che tocca tutte le persone, che presentano uno spessore umano e che ridestano nell’immaginazione una speranza di “salvezza”, ossia di soluzione dei problemi più pesanti. Politici, medici, avvocati, psicologi, preti ... accendono speranze e provocano delusioni.

Il politico è il più esposto a mentire, quando promette beni, che sa di non poter accordare, ed è il più esposto a fomentare delusioni.

Ma anche altre categorie possono provocare delusioni, pur senza promettere la luna, come accade a non pochi politici o capipopolo. La delusione dipende soprattutto da ciò che le persone s’aspettano dall’uomo carismatico. Esse attribuiscono e proiettano su di lui le proprie attese.

La gente che esalta Gesù lo scambia per il “re” futuro, il liberatore di Israele dai Romani. Tutte belle attese cervellotiche, perché Gesù “fugge quando pretesero di prenderlo e di farlo re”.

Allora sgorga la reazione: tu ci hai ingannato, devi morire crocifisso. E’ la solita accusa, per esempio, agli psicologi: “Tu non mi hai guarito come io pensavo, perciò ti demolisco!”.

In realtà Gesù non aveva ingannato, ma i suoi discepoli e la gente si era ingannata sul suo conto. Ma chi è esaltato, non riesce a riconoscere i propri errori, e li attribuisce all’oggetto delle sue aspettative.

Delusione e bestemmia sono nel cuore e sulla bocca di chi si è autoingannato.

GCM 01.04.07