Tanto pane

Gesù moltiplica pani e pesci, come ci riferisce l’Evangelo di Giovanni.

Alla fine del pasto, ordina ai suoi di raccogliere gli avanzi. Gesù è generoso: sfama con pochi pani d’orzo migliaia di persone. E’ generoso, come sa essere Dio. Il Vangelo nota però: generoso, ma non sprecone. Tutto all’opposto della nostra società del benessere, dove cani e gatti sono pasciuti e nelle discariche si riversano avanzi, che potrebbero nutrire una intera nazione sottosviluppata. Preferibilmente una nazione che muore di fame, mentre noi la dissanguiamo per nutrire le nostre pance, già obese. L’Occidente sprecone non è in armonia con Gesù. Eppure, proprio perché ricco, potrebbe diventare la mano di Gesù, che realizza il pane quotidiano per i poveri.

Nell’occasione della moltiplicazione dei pani, possiamo osservare due particolari.

Il primo: da soli cinque pani e due pesci Gesù sazia migliaia di persone. Da piccole cose, passate per le mani di Gesù, nascono grandi eventi. Ciascuno di noi può essere quella piccola cosa (e piccoli siamo davvero, nonostante il vuoto tuonante delle nostre presunzioni); se ci accostiamo a Gesù, da noi può egli ricavare tutto. “Ciò che non è, Dio sceglie”: dice Paolo.

La seconda: Gesù compie un “segno”, ossia un atto che fa trasparire la presenza e l’amore di Dio. Il “segno” - secondo il linguaggio di Giovanni - è strumento di rivelazione. E la gente che cosa fa? Non capisce nulla del segno che conduce a Dio, e pretende di trasformare Gesù nelle misere misure laiche di un re. Dio si mostra nel suo amore, e gli uomini pretendono di farlo diventare un insulso potente della terra.

GCM 28.04.06