La squadra di calcio nazionale
italiana si è aggiudicata la coppa mondiale. Non sono un critico
sportivo, perciò non mi pronuncio sul gioco. Post factum lauda, dicevano sornionamente i nostri bisnonni (almeno da parte di madre!) latini.
Sto
invece considerando le reazioni di quei milioni di italiani, in patria
o all'estero, che hanno straziato i nostri sonni, con i loro "Siamo
campioni!". Essi si sentono promossi a campioni , perchè "tifano" per i
23 giocatori, però risparmiandosi i sudori e le fatiche dei 23 (e anche
... risparmiando di ricevere gli euro che i ventitré ricevono).
Questi
italiani si sentono fieri e anche un po' campioni loro stessi. Sono
orgogliosi di appartenere a quella nazione, che è stata rappresentata
nel mondo da 46 gambe. Orgoglio intuibile ed esaltazione lecitissima.
E
noi che abbiamo un Dio bellissimo e onnipotente, noi che lo chiamiamo
"il nostro Dio, il nostro Padre", siamo orgogliosi di lui? Ci sgoliamo
per cantare le sue vittorie? Ci esaltiamo nel riconoscere che gli
apparteniamo?
Abbiamo, dalla nostra parte, campioni del calibro di Gesù: dove sta il nostro orgoglio di fans?
Egli
vince ogni giorno con la Provvidenza del Padre, con la bontà dei
piccoli, con la salvezza dei moribondi... e noi ce ne in fischiamo di
queste vittorie.
Gesù non è ancora così "nostro" da penetrare il nostro cuore e la nostra sensibilità.
Nemmeno quando ci raduniamo a lodare il Padre, per i suoi benefici, ci sentiamo spinti a cantare e a esultare!
W gli idoli della squadra di calcio!
GCM 11.07.06