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Dono

Gesù dona se stesso: mangiare la sua carne (il suo essere umano), che è pane vivo.

Gesù dona se stesso, totalmente, fino alla morte. Tuttavia per lui il donarsi non è uno sforzo, poiché dovere, ma una esigenza che nasce dal suo profondo. L’egoismo di Gesù si concentra in quel “Io sono” che è ricordato nel Vangelo di Giovanni. Il suo “Io sono” attinge il valore nel suo essere divino.

Per comprendere il valore di Gesù-che-si-dona, è necessario vedere i “precedenti” di Gesù.

“Il Padre ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio”: è affermazione ripresa dal Vangelo di Giovanni. Quindi Gesù è il dono di Dio. Il Padre lo ha donato. Gesù si trova a ricevere il dono di Dio: “la gloria che tu mi hai dato, prima della fondazione del mondo”.

Il Padre ha “donato” divinità e amore al Figlio. Il Figlio riceve il dono dal Padre.

Ma ogni cosa donata, mantiene la qualità del dono, e diventa stimolo a donare. Gesù donato dal Padre, si dona a noi. Ecco quindi la sua vita e la sua parola per noi, per la salvezza del mondo. Ed ecco l’impensabile invenzione dell’Eucarestia: “prendete e mangiate, questo è il mio corpo (ossia la mia realtà umana, che include l’ “Io sono” divino)”.

Gesù, pur nel suo libero decidere, sente nascere dal suo stesso essere, dal suo intimo, la necessità di donarsi.

Il cristiano è investito dal dono di Gesù, non soltanto come beneficiario riconoscente del dono divino, ma come lui stesso diventato dono. Dono nel perdonare, nel pregare, nell’aprirsi agli altri, nell’essere disponibile a trasmettere agli altri, fratelli e non cristiani, la salvezza che Dio gli ha donato in Gesù.

GCM 04.05.06