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Povertà e ricchezza - 2

Può salvarsi il ricco, che non ha speranza, e che sfugge la povertà propria e si disinteressa della povertà dell’altro, ossia del povero Lazzaro piagato?

Tra poveri beati e ricchi segnati da un “guai”, c’è una possibilità di unione? In altre parole, noi penetrati di ricchezza e di consumismo (anche senza avvedercene) possiamo entrare nella speranza, proteggendoci dal “guai” addolorato di Gesù?

Un primo insegnamento ci viene da Gesù, che non trascura di prendere contatto con i ricchi, con i lebbrosi, con le prostitute. Gesù è a contatto salvifico anche con noi. Egli sa guardare oltre  la ricchezza per snidare il cuore dell’uomo e della donna. Come avvenne prima della sua passione, quando la donna  “sciupò” una crema preziosa per versargliela sui piedi. Giuda guardò la ricchezza della crema, Gesù vide il cuore della donna e l’approvò.

Forse S. Paolo, quando scrisse ai Corinzi, indicò un metodo per aiutare i poveri e rendere beati anche i ricchi nei “guai”.

Paolo faceva colletta di denaro, presso i greci, per sovvenire alle necessità dei poveri di Gerusalemme. Chiedeva di donare “serenamente”, anzi “ilarmente” il denaro per i poveri. Per raggiungere la parità, non per diventare tutti ricchi, ma per vivere di scambi.

Voi date la vostra ricchezza ai poveri. Inoltre esiste una reciprocità: i poveri daranno la loro ricchezza a voi. Quale ricchezza?

Gesù disse: “Beati voi, poveri, perché (oti, in greco) vostro è il regno di Dio”. Notiamo che nel testo originale si legge “è” (estìn) al presente. Ebbene la ricchezza che il povero può scambiare con il ricco è addirittura “il regno di Dio”.

Lo scambio è a favore del ricco generoso. Regno di Dio per denaro.

GCM 15.02.10