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La tentazione del “ma”

La mia tentazione, e probabilmente quella di altri, contro il Vangelo, si chiude in due lettere dell’alfabeto, cioè nella congiunzione avversativa “ma”. La formula è chiara: “sì, ma”.

Diciamo sì a quanto il Vangelo dice, e poi abbiamo pronte le nostre difficoltà.

Il Vangelo: “Amate i nemici”. Noi: “Ma non gli extracomunitari”.

“Perdonate”. “Ma se l’altro va fuori dai piedi”

“Siate figli del Padre”. “Sì, ma come si fa a sopportare certe persone.

I “ma” si moltiplicano. “Sì, ma ho provato altre volte”, “ma il mondo d’oggi richiede furbizia e menzogna”, “ma ormai alla mia età”, “ma la scienza non è d’accordo”, “ma me la cavo da solo”, “ma tutti fanno così”, “ma non è facile”, “ma... ma...ma”.

Il Vangelo accettato con un sì incondizionato ci rende partecipi del regno dei cieli. Gesù sapeva che “ciò non è possibile agli uomini, ma tutto è possibile a Dio!”. Le nostre obiezioni non tengono presenti la forza e la consolazione, che ci sono prestate dallo Spirito Santo.

Gesù sapeva che noi, suoi fedeli, siamo nel mondo, ma non del mondo. Gesù conosceva la debolezza di Pietro e conosce la nostra debolezza. Se, nonostante ciò, ci indica una strada, la cui percorrenza a noi risulta ardua, significa che lui è impegnato nell’aiutarci a percorrerla. Davanti alla sua parola, noi, prima di tutto, dobbiamo calcolare la sua grazia e non la nostra debolezza. Questo è il gioco della fede, e la sua autentica dinamica.

Il “sì” al Vangelo, svestito dai nostri “ma”, ci introduce nel seno della Trinità, nella forza dello Spirito Santo.

GCM 07.03.10  - pubbl 26.06.10