Sapienza

Diventare saggi non è agevole. La sapienza, prima di essere un atteggiamento mentale è una virtù, che si accompagna all’umiltà.

Un tempo si inculcava l’umiltà nelle prediche in chiesa. Oggi - quando la gente non va più in chiesa, e quei pochi che ci vanno evitano di considerare fattibile l’umiltà - la predica sull’umiltà è diventata esclusiva degli allenatori di calcio. Essi continuano a indicare ai calciatori: “Dobbiamo essere umili”; e  calciatori, nel loro vivere quotidiano, sono tutt’altro che umili, ma si vestono - miracolosamente - di umiltà quando entrano in campo.

Infatti li vediamo, nell’entrare in campo, chinarsi a terra, toccare il suolo, baciare il dito che ha toccato l’erba, e poi segnarsi con il segno della croce. Più umiltà di questa!

L’umiltà, quella vera, quella vissuta da Gesù, che da ricco che era si è svestito della sua divinità, l’umiltà è ben altra cosa. Essa è la capacità non di baciare la terra, ma di guardare il cielo, per accorgerci e per constatare la nostra piccolezza.

Solo dopo si diventa saggi. Non perché si segue Epiteto, ma perché si è disposti a ricevere la luce, che viene dall’alto.

L’autentica saggezza è un dono di Dio, che entra nell’umile per guidarlo. La sapienza si sposa alla fede. Solo chi crede davvero è davvero saggio.

Già nell’Antico Testamento si parlava di una sapienza, che viene dall’alto. Gesù è la sapienza che viene dall’alto. La nostra sapienza è l’accogliere totalmente Gesù, l’abbracciarlo vitalmente, il lasciarci penetrare dal suo Spirito.

Umiltà, fede, sapienza sono via di salvezza in Gesù.

GCM 23.10.08