Gesù stimato

 Stimare Gesù. Gesù è uomo come noi. Noi stimiamo molto quella persona, tra di noi, che, subendo le nostre difficoltà e i nostri limiti, riesce a cavarsela egregiamente. Una persona, che noi reputiamo superiore e fuori della nostra portata, o la disprezziamo o la ammiriamo. La stima si accende tra uguali.

Se uno di noi riesce, può essere seguito come modello possibile. Durante l’adolescenza si è portati a imitare, nel bene o nel male, un modello superiore. Da persone adulte è modello una persona “normale”, che è degna della nostra stima. “Si isti et illi, cur non ego?” si diceva una volta, quando l’inglese non aveva ancora conquistato commercialmente e culturalmente il mondo.

La persona ammirata, resta su un altro pianeta. La persona stimata può anche entrare a casa nostra.

Nella nostra educazione religiosa, Gesù era presentato come persona da ammirare, tanto più che lui “era Dio”, quindi non imitabile. Questa educazione ci ha tenuti lontani da Gesù. Egli non è mai entrato in casa nostra per mangiare con noi, sebbene lui stesso desideri venire e abitare con noi.

Eppure soltanto la persona stimata, può diventare amica e confidente. Se Gesù deve far parte della nostra vita, bisogna che sia al nostro livello.

Al nostro livello: ossia davvero uomo, con le nostre difficoltà, le nostre tentazioni, le nostre paure, i nostri dubbi. L’aver collocato Gesù nell’Olimpo della nostra ammirazione, solo di quella, ci dispensa dal vivere da Gesù anche noi.

L’interiorità e l’intimità con Gesù, che parte dalla reale conoscenza con l’uomo Gesù, e la stima per lui, che se l’è cavata bene, è necessario che passi per la stima, prima che per l’eventuale ammirazione.                                     

GCM 02.07.09