Cose vecchie e nuove

S. Paolo si esercitava e si distingueva nella scuola rabbinica. In essa si approfondiva nella conoscenza e nella dedizione al Dio unico. La interpretazione di questo Dio era tanto esclusiva e accattivante, da rendere Paolo rigido, quasi fanatico. Non riusciva a concepire altra modalità nel parlare di Dio, al di fuori di quello che aveva appreso  dalla sua scuola, dentro la quale era bravissimo ed emergente.

Anche Gesù, a 12 anni prima e poi nel frequentare la sinagoga, aveva accostato la scuola rabbinica, per cercare le “cose di mio Padre”.

Gesù aveva invitato i suoi ad accettare la dottrina degli scribi, mentre dovevano essere evitati i loro comportamenti.

A differenza di Paolo, Gesù, oltre la scuola, si inoltrava nella Bibbia. E oltre la Bibbia, si inoltrava nell’assiduo contatto con il Padre, fino a scoprire la propria “uguaglianza con Dio”, come dicevano gli Ebrei nel criticarlo.

Il passo che portava “oltre” la scuola, Paolo non l’aveva fatto, prima dell’episodio di Damasco.

Dopo l’episodio di Damasco, Paolo non cancellò ciò che aveva appreso dai rabbini, ma lo completò. Perché tutto ciò che noi impariamo su Gesù e sul Padre resta valido, sebbene sempre incompleto.

Le nostre idee apprese dalle scienze, dal pensiero umano, dalla teologia, sono utilizzabili sempre, eppure in modo nuovo e in prospettiva nuova, quando si conosce Gesù. Ogni nostra idea acquista luce diversa e più intensa, quando accettiamo e assimiliamo colui che è luce del mondo.

GCM 13.03.09