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Zaccheo

   

   Zaccheo, ricco e basso. Ricco, fatto tale con le proprie mani, evidentemente anche con la frode: difficile una ricchezza senza frode patente od occulta, magari assolta dal neoliberismo, ma sempre frode. Basso, dotato dalla natura, non da ciò che lui ha creato, ma da ciò che ha ricevuto.

    Zaccheo vuol vedere quale era Gesù. In quel momento s’accorge non delle sue ricchezze, bensì della sua natura. E solo basandosi sulla natura, corre e s’arrampica su un sicomoro. Ridotto ad accorgersi non di ciò che aveva, ma di ciò che gli mancava: l’altezza. Eppure proprio questa era la sua autentica condizione, di fronte al suo desiderio di vedere Gesù.

    Gesù aveva indicato la strada per incamminarci nel regno dei cieli: “se non ridiventerete bambini”. Bambini, pura natura, senza nessuna supercostruzione.

     Zaccheo è visto da Gesù. Tra di loro si accende una corrente sintonizzata. Gesù è attratto da Zaccheo: “Devo (sento l’urgenza di) fermarmi a casa tua”.

    Evidentemente e fatalmente l’incontro tra i due, è criticato dal buon senso della gente. Il buon senso non sempre capisce Gesù e le sue opere: neppure il buon senso dei prelati e dei teologi.

    Gesù è con Zaccheo. Zaccheo s’accorge di sé, al contatto con Gesù. All’inizio della sua ventura cristiana, Zaccheo accetta le conseguenze di essere piccolo. Adesso si accorge di ciò che lui ha costruito  e lo giudica e lo corregge. Per vivere gli basta la metà di ciò che ha: non pensa ai figli e ai nipoti per arricchirli. E poi capisce di dover riparare agli strumenti della sua ricchezza. Strumento principale la frode.

    Finalmente la salvezza entra nella sua casa.

    GCM 20.11.07