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Salvare

Quando mi accosto a un pensatore o a uno scrittore, spontaneamente mi chiedo: “Che cosa dice di Dio? Che cosa dice di Gesù?” in base alla risposta che mi viene, io inquadro il pensiero della persona.

Egli non parla di Dio o di Gesù, né direttamente né indirettamente? So già che quel pensatore procede privo di una parte di vita e di esistenza. Vive in parte, direbbe Eliot.

Allora io cerco di far uscire dal mio cuore Dio e Gesù, per riempire quella visione della vita, per arricchirla, per purificarla.

Infatti quell’autore è come il deserto: descrive l’uomo e l’universo, ma questi paiono privi dello spirito vivente, che viene soltanto da Dio.

Il profeta Ezechiele descrive l’acqua che sgorga dal tempio di Dio, e scorre verso oriente. Esso ravviva le piante e purifica le acque putride. Per l’ebreo Ezechiele, l’oriente è il deserto, l’improduttività. Tant’è vero che il vento che spira dall’oriente desertifica e rinsecca la natura, a differenza del vento che soffia da occidente e che arriva dal mare, capace di portare pioggia e fecondità.

Nel deserto umano, io devo portare Dio, affinché questo deserto non sia condannato, ma salvato.

Il mio cuore arido sarebbe tentato a condannare e ad “escludere” l’autore “ateo”. Invece il mio cuore vivificato dallo Spirito, sente che la speranza supera anche la repulsione più spontanea e naturale.

Gesù è il mio criterio di giudizio della realtà, è la mia spinta per la salvezza della stessa realtà.

     04.04.00