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Gesù gioia

     Gesù si trovava al posto di quei bambini che, nel gioco, invitano i compagni a danzare o a piangere, ma non sono accontentati. Il gioco della salvezza, che desidera trascinare tutti nella gioia  e nel pianto. Non è un trascinare con la forza, ma con il semplice invito.

     L’invito di Gesù, è condito di verità e di vita, cioè di sapienza, quella che dà sapore alla vita e all’operare umano. E’ un sapore intrinseco, che soltanto i palati delicati percepiscono. Chi è abituato ai sapori piccanti della droga, dell’incontinenza, della golosità, non sa apprezzare il sapore delle cose di Dio. Se il ventre è Dio - come dice Paolo - il cuore e la mente sono sottomessi al ventre. Quando i santi parlano di mortificazione, indicano la sottomissione del ventre al cuore, di questo alla mente, e di questa allo Spirito di Dio.

     L’invito di Gesù al proprio gioco, viene accolto da chi è slegato dagli interessi inferiori, e si trova disponibile alle cose di lassù, come recita Paolo di Tarso.

     Di più: alla sapienza è resa giustizia dai suoi figli. Perciò chi è “figlio” (ossia familiare nell’ambiente sapienza) ha una naturale sintonizzazione con la sapienza, e la fa vedere, a sé e agli altri, opportuna e giusta. Sembra quasi che la sapienza di Dio attenda la propria giustificazione dall’accoglienza degli uomini.

      La sapienza di Gesù verità gioca tra di noi, cercando di accattivarci a sé. Forse anche questo rientra nella cornice di quel “Se non diventerete bambini...”. I bambini nascono per il regno di Dio; anzi sono concepiti per il regno di Dio, come Maria concepì da Spirito Santo. Gesù non attese il settimo mese o la maturazione del cervello, ma fin dal concepimento fu se stesso: uomo Dio, da Spirito Santo.

     GCM 19.09.07