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Comprendere Gesù

E’ difficile comprendere Gesù?

Forse se smettessimo di voler inquadrare Gesù nei nostri schemi, ogni difficoltà risulterebbe superata.

Nel presentare Gesù, Armand Puig nota che Gesù non ama il sillogismo, perché preferisce la metafora.

Non  per nulla S. Francesco parla di un accostamento ai testi “sine glossa”: senza arzigogoli commentatori.

Nella storia della Chiesa, le grosse difficoltà ereticali, nascono da sillogismi applicati al Vangelo.

Nei primi secoli della Chiesa,  molti pensatori volevano rendere “razionale” la rivelazione cristiana. Perciò ritenevano valida solo quella parte del Vangelo, che poteva armonizzarsi con il pensiero filosofico. Cioè essere sottoposta ai sillogismi. Nacquero le più importanti eresie.

Anche gli umanisti, o seguendo Platone o seguendo Aristotele, vollero razionalizzare il Vangelo. Si persero così, tra i pensatori, molti di quegli stimoli profondi, che, nel frattempo, i mistici stavano sperimentando.

Abbandonarci alla metafora rende più vicino a noi il linguaggio di Gesù.

Lui stesso, plenipotenziario del Padre per la salvezza dei piccoli, era metafora del Padre: chi vede me, vede il Padre. Il mondo tutto è metafora di Dio. Il nostro cuore, quando si commuove per la pietà, è metafora di Dio.

S. Agostino scopriva nelle persone la metafora della Trinità: essere, ragionare, amare. Anzi nello stesso amore umano vedeva il riflesso trinitario: amans, amatus, amor. Chi ama (il Padre), chi è amato (il Figlio), l’amore (lo Spirito Santo).

GCM 25.08.08