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Completare

Gesù non si è opposto al credo ebraico, non è venuto per abolirlo, ma per completarlo. Egli, e con lui noi cristiani che viviamo di lui, è concorde con Abramo, Elia e Mosè.

Gesù completa la rivelazione, e la concezione e il vivere riguardo a Dio. Il Dio unico è completato, non contrastato, dalla misteriosa rivelazione del suo rapporto con il Padre e con lo Spirito Santo, quella rivelazione che è ricordata con il termine “Trinità”.

Lo stesso discorso è applicabile anche all’Islam, pur con tutte le diversità necessarie. Non conosciamo, ormai, opposizione tra i monoteisti, se non a livello religioso, sotto alcuni aspetti dottrinali, etici e cultuali.

La differenza sta tra l’aver accettato o no la “completezza” di Gesù, con tutte le conseguenze annesse.

Dio uno, completo nella rivelazione trinitaria, è il Dio che indica anche una via di “salvezza”.

Anche come “via” etica, Gesù non abolisce l’etica ebraica, ma la completa. Il decalogo fu completato da Gesù con le beatitudini. Queste sono all’inizio del “discorso della montagna”, che alcuni autori definiscono il “discorso delle beatitudini”. Infatti, tutto il discorso indica la via tracciata da Gesù, una via che cuce il vecchio con il nuovo. Il nuovo specifica, completa o corregge il vecchio, ma non lo nega. Il “fu detto, ma io vi dico” è espresso come contraddizione. Anche nella espressione verbale il “de” greco non è sempre avversativo.

Proprio così Gesù indica il suo incarnarsi in una situazione esistente, che egli tuttavia sana, rinvigorisce, eleva e rilancia.

GCM 27.08.05