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Carne e risurrezione

Gesù esprime il suo discorso sul pane della vita, che è la sua “carne” per la vita del mondo, nella sinagoga di Cafarnao: così nota il Vangelo di Giovanni.

Nella sinagoga si leggevano brani del Pentateuco e dei Profeti, brani che erano usciti dall’ispirazione di Dio. Gesù invece esprime chiaramente una propria dottrina, che l’uditorio era incapace di far risalire all’Antico Testamento. Tant’è vero che l’Evangelista ricorda le obiezioni rivolte a Gesù, durante il suo discorso.

Gesù, praticamente, si esprime in una situazione che era riservata ai Profeti, ponendo il suo parlare dentro il parlare dei profeti. Per di più, esplicita le parole dell’Antico Testamento, con le sue “parole nuove” e “ostiche”, come fa notare l’Evangelista.

Gesù trasforma la sua carne in pane . Proteine in carboidrati, persona in succedaneo.

Tutto per facilitare l’accettazione della sua presenza permanente nel mondo. Dalla persona viva al cibo vivo e vero, che il Padre ci dona.

Il pane che mi dona produce vita eterna e risurrezione.

Si nota che negli Atti degli Apostoli, troviamo la frase “Dio lo risuscitò”. Qui “io lo risusciterò”. Gesù attribuisce a se stesso la potenza della risurrezione, grazie al pane mangiato.

Troppo pochi si accorgono dell’importanza di mangiare questo pane per avere la vita eterna già presente dentro di sé, con la caparra della risurrezione. Il Paradiso, si dice, me lo devo conquistare. Gesù invece ce lo dona, a condizione che mangiamo la sua carne.

GCM 05.05.06