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Religione e fede

La religione non è necessariamente una forza che salva. Anzi, la religione abbisogna di essere salvata dalla fede, per poter essere di aiuto alla fede.

La religione di per sé non salva, ma è occasione per attivare e per manifestare la fede.

Se guardiamo Gesù, questa posizione è chiarita. Gesù infatti non disdegnava la religione, né la chiesa del suo tempo. Lo troviamo al tempio, nel raduno consueto della sinagoga, nella recita delle preghiere in uso e dei salmi, nel sottoporsi al battesimo di penitenza. Gesù si serviva di queste pratiche religiose.

A dodici anni obbedisce all’obbligo religioso di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme, però approfitta di quel pellegrinaggio per interessarsi “delle cose di mio Padre”.

Si trova, come di consueto, nella sinagoga, e ne approfitta per dichiarare: “Oggi quanto abbiamo letto si è avverato”.

Entra nel tempio, e prende spunto per reclamarne la purificazione. Insomma Gesù segue la “sua” religione, ma servendosi di essa per vivere e per proclamare la propria fede.

Che la stessa religione, utilizzata da Gesù, non possa identificarsi con la salvezza, appare evidente dai Vangeli. Anche i farisei pregavano, digiunavano, si recavano al tempio e alla sinagoga. Anche loro recitavano l’ “Ascolta, Israele”. Ma la loro fede non era quella di Gesù, perché essi praticavano la religione, per far dannare i proseliti, per farsi belli tra la gente, per rubare le rendite delle vedove e per impinguare la cassa del tempio.

Fede e religione non sono la stessa cosa, sebbene la religione può servire alla fede.

GCM 30.08.05