Previdenza

Gesù indica di fidarsi totalmente del Padre. Non occorre pensare al cibo e al vestito, non si deve preoccuparsi per il domani. Al Padre affida la sua vita, in procinto della morte.

Sarebbe da prendere alla lettera il dettato, e mettersi con le mani in mano, aspettando ... la provvidenza. Così la pensavano anche quei cristiani, che S. Paolo rimprovera, perché bighellonavano da fannulloni.

Gesù non fu di questo parere.

Infatti, l’evangelo di Giovanni riporta un episodio, che è l’archetipo della previdenza sociale.

Gesù parla in una contingenza particolare, dove tutto l’avrebbe portato a provvedere solo a se stesso e ad affidare tutto alle mani della Provvidenza: “Nelle tue mani, affido la mia vita!”

Ebbene proprio allora provvede al mantenimento della propria madre, già vedova, e ora privata della fonte di sussistenza, dato che il figlio era moribondo.

Gesù dice: “Madre, ecco tuo figlio. Ecco tua madre”. E, segna il Vangelo, da quel momento il discepolo la prese tra le sue cose, ossia nei suoi possedimenti.

La provvidenza si attuava nella previdenza. L’aiuto di Dio si esprimeva nell’assicurazione sociale. Infatti la previdenza sociale, come la viviamo noi, fortunati italiani, fino a quando non imporranno la “revisione delle pensioni” in  modo “strutturale”, non esisteva ai tempi di Gesù. Allora la legge di Mosè provvedeva alle vedove e agli orfani, un’assistenza dentro la famiglia.

Talvolta mi chiedo, perché mai Gesù non è indicato come sublime esempio di previdenza sociale. Lui è il salvatore dell’uomo, non solo nell’eternità, ma anche nel tempo, che trascorre.

GCM 11.06.05