Il Padre ha voluto, o ha tollerato la crocifissione di Gesù?
Il Padre, amore infinito, per amare ha voluto il sacrificio del Figlio? Se è così, quale è questo amore infinito?
A noi è chiesta la fede: credere, anzitutto, all’amore.
Il sacrificio di Gesù è stato voluto dal Padre, come riscatto dei peccati? Dio che non è in grado di rimettere i peccati, basandosi sulla propria generosità di amore, ma abbisogna di compensazioni esterne, per pareggiare colpa e remissione?
Se è così, dove si colloca la parabola del cosiddetto figliol prodigo? Figlio prodigo, ossia figlio che dona e sperpera! E’ il Padre prodigo di amore, non tanto perdonante, quanto festante.
Il contatto con il Padre risolve tutto. La Chiesa: facilitazione del contatto con il Padre, tramite Gesù.
Tutto è amore. Amore trinitario, vissuto in cielo e trasferito in terra: “Questo è il figlio amato”!
Il Padre non ha potuto volere i patimenti del Figlio. Anzi ha sofferto per lui e con lui. Il Padre non può volere i patimenti che noi addossiamo sulle spalle del prossimo, né quelli che l’istituzione chiesa getta sulle spalle dei credenti. Anche i limiti, a noi indicati per non peccare, e, quindi, per non smarrire la felicità, sono conseguenza di amore. Limiti, non torture o severità priva di comprensione.
Limiti con amore e per amore, non per legge e con minacce. Limiti che indirizzino le passioni (tutte infuse in noi a conquista del bene!), non che sopprimano le passioni. Dio ci ha creati buoni.
Il Padre ama, vuole il nostro bene, e sopporta il male umano.
GCM 14.01.11, pubblicato 29.03.11