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Un nome: Padre

Siamo riconoscenti a Gesù per la semplificazione che ci ha regalato nel riempire il termine “Dio”” di un solo significato: “Padre”, addirittura “Papà” , “Babbo”.

Superati i nomi astratti di “Potente”, “Colui che sarà”, “Allah”, Giove o Odino, Siva o Ahura Mazda, ecc. Un solo nome, denso di significato e universale.

Gesù nomina il Padre, quando si rivolge a Dio e ai suoi. Abitudine che è sfuggita dai cristiani, i quali sembrano ammalati di pudore, quando sono per pronunciare la parola “Padre”.

Oppure quanto è accaduto a me, per uno scritto inviato a un mio superiore, dove la parola Padre era vergata. E lui nel leggerla mi canzonò.

Padre. Gesù così indica a sé e a noi: “Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.

Gesù non sempre unisce alla parola “Padre” degli aggettivi qualificativi. Questo era in uso nel suo linguaggio. Egli preferiva indicare le attività del Padre: vi ama, il Padre ricompenserà, il Padre avrà misericordia.

E’ un Padre in azione di Padre, perché egli opera sempre. Noi diremmo che è un Padre, che si dà da fare.
Paolo ci avverte che il Padre abita in una luce inaccessibile, irraggiungibile, eppure è presente in noi, in Gesù.

Dall’unica essenza di Padre, derivano tutte le sue attività: di perdono, di vigilanza, di aiuto. Anche in quanto Padre egli “giudica”. Un riflesso del giudizio di un padre, ci viene dalla parabola del figlio spendaccione, e del Padre in festa, come ricorda il Vangelo di Luca. La condanna coglie chi non si rivolge a lui. Rivolgersi a lui è già garanzia di sicurezza, di perdono, di amore.

GCM 22.08.08